Se la Comunità Alloggio Piccoli Passi, sita in via Ungaro n° 5 a Lecce, accoglie persone che vivono un disagio di ordine psicologico, come chiamiamo i suoi utenti? “persone con disabilità”, “diversabili” o l’intollerabile “diversamente fortunati”? Da cosa è definito il concetto di disabilità? La psicopatologia ne è elemento caratterizzante? Cosa rappresentano nell’immaginario comune la schizofrenia e gli altri disturbi psichici?
Parlare di Salute implica un cambio di prospettiva e il coinvolgimento di tutti. Piccoli Passi non è un contenitore per disagiati, bensì il luogo dove sperimentare la propria vita in termini nuovi, dove impegnarsi in attività concepite per raggiungere obiettivi, dove portare avanti un progetto di riabilitazione psicosociale cucito su misura, crescendo insieme ogni giorno, dove aprirsi a nuove esperienze per recuperare se stessi e le capacità assopite. Tante sono le storie, quante le persone che si sono avvicendate nella Struttura e gradualmente hanno acquisito diversi gradi di autonomia.
La storia della malattia mentale ha invece origini molto antiche e i paradigmi culturali che si sono susseguiti nei secoli hanno di volta in volta ritenuto chi ne manifesta i sintomi: vittima di castighi divini, errore della natura, incivile, pericoloso al punto da doverlo internare, malato… Dare definizioni ha da sempre rassicurato lo scienziato, creando barriere difficili da attraversare e l’illusione di abitare pianeti diversi, mettendosi al riparo dall’esclusione sociale.
Ai modelli teorici (per lo più utilizzati da medici psichiatri ad orientamento organicista) che studiano la mente in analogia con la fisiologia organica, si sono via via affiancate teorie e prassi che includono a pieno titolo gli aspetti sociali ed esistenziali. Ciò che diventiamo è frutto dell’incontro tra mondo interno ed esterno. Secondo la psicoterapia della Gestalt, il nostro Sé corrisponde al confine di contatto con l’ambiente da cui siamo circondati.
L’innovativo strumento ICF rispecchia questa concezione della persona poiché attribuisce pari importanza all’analisi di Funzionamento, Disabilità e Salute; esso pone l’accento sull’interazione tra condizioni di salute e contesto (fisico, sociale o degli atteggiamenti), che può produrre disabilità.
Per quanto riguarda il disagio mentale, la qualità delle relazioni è fondamentale per gli esiti della cura, da cui la necessità di prendersi cura delle relazioni. Ci confrontiamo con la realtà globale di corpo-mente-spirito-mondo esterno, consapevoli delle interconnessioni che sussistono tra i soggetti.
Il carattere umano si struttura sulla base di più fattori: la relazione primaria instaurata nell’infanzia con la madre, figura di care giver (studi accreditati includono a pieno titolo i nove mesi di gestazione); le dinamiche comunicative all’interno della famiglia e le reazioni alle esperienze vissute.
In età adulta, i modelli interiorizzati di relazione si attualizzano nel rapporto con gli altri e, laddove siano patologici, si fa evidente la disfunzionalità come problematica intersoggettiva. Diverse patologie sono caratterizzate da isolamento autistico e l’emarginazione (dapprima nel contesto scolastico e in generale nella società) perpetua e aggrava un circolo vizioso. Non dimentichiamo però che l’essere umano è dotato di potenzialità creative, motivazionali che, alimentate dalla cooperazione in rapporti connotati affettivamente, emozionalmente in senso ampio, aprono alla trasformazione e generano cambiamento.
Ciascuno di noi, portatore di una cultura, di un universo a sè riconoscibile, produce nell’incontro con l’altro nuove realtà e in questo si osserva l’efficacia della cura: nel superamento dinamico di condizioni statiche dell’esistenza, nella disponibilità, spesso conquistata a caro prezzo, a operare modifiche che riguardano un po’ sé, un po’ il proprio ambiente, un po’ la propria interpretazione del mondo.
Possiamo influenzarci reciprocamente trasmettendoci e mutuando “buone pratiche” nella vita quotidiana, scambiandoci accoglienza, benevolenza, fermando l’egoismo che allontana, isola, ammala; essendo parte di un sistema in cui ognuno è responsabile per sé ma anche del vicino, il prossimo, in quanto declinazioni del genere umano e, in questo senso, indubbiamente fratelli.
Da qui l’attivazione concreta finalizzata a gesti di solidarietà che si esprimono in tanti modi quanti la fantasia ne suggerisce e caratterizzati dalla partecipazione, dal desiderio d’incontrare l’altro, dalla messa a disposizione del proprio tempo, ingegno, risorse per migliorare la condizione altrui, sapendo che l’amore è risposta all’amore, cioè che nulla di quanto offerto va perduto e inevitabilmente si propaga.
È questa la città che cerchiamo di realizzare insieme alle tante persone che volontariamente e sempre con un sorriso autentico s’interfacciano con i volti che popolano Piccoli Passi.
AUTRICE dell’articolo:
Daria Borsetti, psicologa e psicoterapeuta della Gestalt
Tratto da:
NotiziEmmanuel” Anno XXXIV n.1/2 Gennaio/Febbraio – Marzo/Aprile 2015 pag. 39 – Sezione “Vita Emmanuel”