Verso il benessere, sgretolando i muri dell’indifferenza

Bentrovati, amici vecchi e nuovi di Piccoli Passi, ci siamo presentati nello scorso numero raccontandovi qualcosa  della nostra mission – tutta “Emmanuel” – e dell’ambiente che ci ospita in Via Ungaro n°5 – nel quartiere S. Rosa a Lecce – dove  ha  sede  la  Comunità Alloggio del Settore Salute mentale e Disabilità. In questo rinnovato appuntamento, intendiamo offrirvi una breve disamina delle iniziative cui abbiamo partecipato di recente per sostanziare alcuni principi di cui siamo profondamente convinti e che sono stati sanciti ufficialmente nel 2006 dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità. Essa all’art. 30, comma 1, titolato “Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi e allo sport”,  recita infatti:

 

«Gli Stati riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte con gli altri alla vita culturale e adottano le misure adeguate a garantire loro l’accesso ai prodotti culturali (film, spettacoli teatrali e altre attività) in formati accessibili, a luoghi come teatri, musei, cinema, biblioteche, servizi turistici, e per quanto possibile a monumenti e siti importanti per la cultura nazionale».

È importante  sottolineare  che il concetto di disabilità ha negli anni cambiato forma, venendo a rappresentare il mancato incontro o l’interazione disfunzionale tra individuo e società. Questo capovolgimento di prospettiva, dal singolo alla molteplicità dei soggetti coinvolti, includendo le caratteristiche dell’ambiente sia fisico sia sociale in cui ci muoviamo, è la chiave di lettura che ci permette un salto fondamentale: l’assunzione reciproca di responsabilità per il benessere dell’altro.

Ciò significa che i ponti si costruiscono venendosi incontro da più parti e le vie d’accesso, i codici comunicativi sono mezzi per l’incontro.

All’appello per l’integrazione lanciato da vari Enti – “Centro per l’Integrazione dell’Ufficio Diritto allo Studio dell’Università del Salento”; “Alleanza Locale per la Famiglia” del Comune di Lecce; Assessorato alle Politiche Giovanili, “Lecce Bene  Comune” e Comitato promotore Lecce 2019 – abbiamo risposto con la nostra piena adesione alla serie di eventi di sensibilizzazione. Tra questi: una rassegna cinematografica sulle disabilità, le conferenze sulla proposta di abbattimento delle barriere architettoniche presenti in Via Taranto e Viale dello Stadio a Lecce, mostre d’arte come quella di Marcello  Congedo, presso l’Istituto Antonacci, quella di pittura materica mista a scrittura braille, seminari sull’audio-descrizione per il materiale video, ecc. Tali occasioni hanno visto la presenza anche un’interprete LIS (Lingua   Italiana   dei Segni) e l’uso dei sottotitoli appositamente aggiunti ai video per la più vasta fruizione da parte del variegato pubblico. Ci siamo così avvicinati molto alla realtà delle persone con disabilità sensoriali e fisiche, scoprendo nel dialogo non solo i tanti ostacoli con cui quotidianamente queste persone si confrontano, ma anche la ricchezza di umanità di cui sono spesso portatori. L’ascolto dell’altro, nella narrazione dei vissuti personali, si è fatto esperienza viva, frutto del viaggio di conoscenza nel mondo dell’interlocutore, stratificandosi nelle pieghe dell’animo sensibile e sensibilizzato, facilitando riflessioni sulla propria vita, sul proprio modo di porsi, di percepirsi e di essere percepiti. Ciò è emerso in particolare durante gli incontri di gruppo nel laboratorio Ricerca&Narrazione presso la nostra sede, ove ampio spazio è stato dedicato all’espressione e alla condivisione delle emozioni, delle idee e ai feedback personali sui temi trattati in occasione delle uscite. Ci ha accomunato il bisogno di sconfiggere gli stereotipi culturali opponendoci alla mentalità diffusa del “vincente”, del “sempre al massimo”, del primo della classe”che stritolano   la   persona, costringendola in vestiti troppo stretti, imbavagliando il grido interiore dei propri legittimi bisogni e sentimenti, soffocando la libertà di essere unici e diversi: tanto più belli quanto coerenti con le esigenze più intime e meno somiglianti a un modello standardizzato da cartellone pubblicitario. Tale società produttrice di scarti d’ogni tipo – anche umani – non ci soddisfa e vogliamo dirlo a tutti affinché emerga diffusamente questa consapevolezza e aumenti il numero di quanti si riconoscono nei valori di solidarietà, accoglienza, rispetto per ogni essere umano che, per chi vive l’appartenenza Emmanuel, sono direttamente collegati a quell’Amore più grande di Chi offre la propria vita per gli amici. Il riconoscimento dei propri limiti è per noi un fondamentale punto di partenza per l’accettazione libera e non ostile del dato reale così come si pone sul nostro cammino, e – passo dopo passo – grazie allo sviluppo delle relazioni umane, siamo decisi a intervenire sulla realtà, a modificarla insieme per realizzare il progetto che nasce da un sogno: la fiducia nelle possibilità di cambiamento.  Per questo sogno siamo debitori a Enrica Fuortes che per prima vi ha creduto (la prima casa Emmanuel aperta ai bisognosi è nata infatti per sua iniziativa) e a sua sorella Esa che, in aprile, purtroppo ci ha lasciati dopo aver reso testimonianza dello stesso spirito di oblazione. Forza allora: apriamo nuovi varchi nelle barriere sociali e sgretoliamo i muri dell’indifferenza!

AUTRICE dell’articolo:
Daria Borsetti, psicologa e psicoterapeuta della Gestalt

Tratto da:
“NotiziEmmanuel” Anno XXXIII n.5/8 Maggio/Giugno/Luglio/Agosto 2014 pag. 35 – Sezione “Vita Emmanuel”

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